ELEGANTIE

V 8, 1-3 e 9: (1) Vendico idem est quod, ut sic dicam, approprio ac meum esse dico. (2) Quintilianus: «circo usitatum nomen Peni sibi vendicant» [Quint. Inst. I 5, 57]. Et iterum: «rusticus petit partem bonorum, orator totum sibi vendicat» [Quint. Inst. VII 1, 43]. (3) Et fere hoc verbum postulat dativum et hunc frequentissime ex pronominibus primitivis, ut ‘ego hunc agrum vendico mihi, tu vendicas tibi, frater vendicat sibi’. […]. (9) Ego nescio an vendico reperiatur, sed tantum vindico

DEFINIZIONE

Appropriarsi

FREQUENZA

  • De vero bono: I 10, 3 («omnia autem que philosophia sibi vendicat nostra sunt»). I 33, 1 («quasque [scil. virtutes] vobis solita insolentia vendicatis»)
  • De professione religiosorum IV 6: «sibi nomen studiosorum sapientie peculiariter vendicant»
  • De falso credita Constantini donatione: XXIV 77 («fidem auctores vendicent»). XXVII 86 («he belue non in suum genus cibi ius vendicant»)
  • Ad Alfonsum regem epistola I 7, 51-52: «nec regnum sibi post Servium, voluntate patris successorem, illegitimus vendicasset»
  • Gesta Ferdinandi: I 14, 2 («sibi fidem vendicavit»). II 3, 10 («ita plurimum iuris in succedendo sibi vendicabit»). II 13, 5 («si Blancam in matrimonium accepisset, vendicaret sibi ob hocquoque regnum»). II 16, 15 («eas non belle nec generose titulo tenus vendicamus»). III 3, 3 («quempiam sibi regios honores vendicare»)
  • Raudensiane note: II 3, 112 («nablumquoque Greci suum vendicant»)
  • not. redazione primitiva: XIX 50 («Dixi ‘tuum Hieronymum’ non quia non sit et meus plurimorumque aliorum, sed quia tibi tu vendicas»)
  • Apologus in Pogium I: «Dic tu Parmeno, qui vendicas tibi facultatem Pogium reprehendendi» (Camporeale 1972: 498)
  • Apologus in Pogium II: «ubi notitia illa quam tibi vendicas antiquitatis?» (Camporeale 1972: 517)
  • Antidotum in Facium: III 7, 1 («si sibi fidem vendicare velit»). IV 3, 15 («ne meam ingratus sibi vindicet laudem»). IV 11, 4 («plusculum mihi vendico»)

CORRISPONDENZE

LATINO CLASSICO E TARDO-ANTICO

Lewis-Short, s.v. vendico; Gaffiot, s.v. vendico rimandano a vindico. Nessuna attestazione in età tardo-antica.

LATINO MEDIEVALE

Solo a partire dal IX secolo d.C. comincia a essere registrata la presenza sistematica di entrambe le forme, vindico e vendico: la prima adoperata nel senso di “vendicare”, “liberare”, “proteggere”; la seconda nel senso di “reclamare per sé”, “rivendicare” (cfr. il Decretum Gratiani). Papias (Elem., s.v. vendicare: «Vendicare acquirere vel habere, vindicare vero ulcisci»), Uguccione da Pisa (Der. U 31, 2-3, s.v. vindico) e Giovanni Balbi (Cath., s.v. vindico) distinguono vindico (“vendico”) da vendico (“reclamo”). Per quanto riguarda gli strumenti di ricerca di età medievale, Blaise med. (s.v. vindico) e DMLBS (s.v. vindicare) riconducono vendico sotto la voce vindico. Arnaldi-Smiraglia (s.v. vindico) e Niermeyer (s.v. vindicare) considerano soltanto vindicare.  Du Cange (s.v. vendicare: «acquerre»; s.v. vindicare: «usum habere») identifica entrambe le forme.

LATINO UMANISTICO

Nel corso del XV secolo in poi la distinzione tra vindico e vendico verrà seguita con maggiore attenzione. Le Ver: «Vendico .cas acquirere, usurpare» (s.v. dico); «Vendico .cas .catum, vendicare – .i. acquirere acquerre, acquerir» (s.v. vendico). Perotti nel suo Cornu Copiae (lib. I epig. 3, 140) cita testualmente Eleg. V 8. Inoltre, egli rapporta vendico al sostantivo venum (“vendita”): «Item a venum fit vendico, quasi conveniens mihi dico. Est enim vendico, ut ita dicam, approprio. Quintilianus: Rusticus petit partem bonorum, orator totum sibi vendicat [Quint. Inst. VII 1, 42]. […]». Nebrija (s.v. vindico) traduce vendico (s.v. vendico) con lo spagnolo «devengar para si» (“guadagnare per sé”) oppure come «defender la libertad» (“rivendicare la <propria> libertà”), contravvenendo in quest’ultimo caso all’insegnamento impartito da V. Calepino, consapevole dell’assenza della forma vendicare nel latino classico, analizza solamente la voce vindicare, elencandone i significati già noti a Valla e alla precedente tradizione lessicografica.

NOTA CRITICA

In Eleg. V 8, 1-9 V. individua i significati di cui vendico e vindico sono rispettivamente portatori.  I paragrafi 1-3 trattano del primo verbo, laddove viene specificato che “vendico condivide il medesimo valore, per così dire, di appropriarsi e dico essere mio”.

I significati riportati da V. si riscontrano fin dall’età classica, tuttavia le attestazioni di vendico si registrano solamente a partire dal IX secolo d.C.; mentre è vindicare a radunare in sé tutte le accezioni elencate in Eleg. V 8. In questa maniera, trova spiegazione l’affermazione avanzata dall’umanista in Eleg. V 8, 9 («Ego nescio an vendico reperiatur, sed tantum vindico»), in base alla quale l’autore sembra rendersi conto che la forma vendico è presente nei manoscritti, ma non sempre e che, quindi, potrebbe trattarsi di una grafia alternativa a vindico.

V., dopo essersi soffermato sulla differenza di senso tra vindicare e vendicare (una distinzione che egli recupera dall’epoca medievale e in merito alla quale l’umanista per primo mostra di nutrire alcuni dubbi causati dalla vicinanza grafica delle due forme e dal loro frequente scambio nei manoscritti, nonché dalla conseguente sovrapposizione di significati), elabora la propria riflessione nel capitolo delle Elegantie e provvede con esso a contestare autori medievali (tra i quali sono chiaramente ravvisabili Uguccione e Giovanni Balbi), che nel tentativo di caratterizzare i valori di entrambi i verbi commettono degli errori.

Sebbene alla fine di Eleg. V 8 l’autore ammetta che il verbo classicamente corretto è solo vindico, un’attenta disamina delle opere valliane permette di confermare che sia vendicare sia vindicare sono sfruttati dall’umanista tenendo conto delle regole grammaticali fornite dai suoi predecessori medievali.