Sintetica descrizione del progetto
La conoscenza della dimensione storica della parola e lo studio della veterum consuetudo loquendi resero Lorenzo Valla (1406-1457) uno tra i migliori filologi del Quattrocento italiano. Nelle Elegantie lingue latine l’umanista condensa tutto il suo sapere linguistico, mostrando, nelle centinaia di schede che ne compongono i sei libri, l’ossatura del suo metodo, fondato, appunto, sui concetti di elegantia, proprietà, storicità della lingua. Si tratta di un’opera che mette in discussione i fondamenti della filosofia scolastica e della grammatica speculativa di età medievale, proponendo una diversa metodologia di analisi, definita ‘descrittiva’ da Mariangela Regoliosi.[1]
Il progetto di ricerca, partito a gennaio 2022, è centrato sul latino umanistico e muove dall’attenta disamina delle Elegantie. Grazie a una borsa di dottorato dell’Università di Firenze, nell’ambito del PON “Ricerca e innovazione”, Simona Figurelli si occupa della prima schedatura di materiale lessicografico tratto dalle Elegantie per la realizzazione di un vocabolario digitale specialistico, consultabile gratuitamente e implementabile nel tempo, che pur muovendo dalle riflessioni valliane ha l’ambizione di essere uno strumento d’indagine di più ampio respiro sul latino umanistico (anche in considerazione del peso che la riflessione valliana ebbe sulle generazioni successive).
Struttura delle schede
In questa fase pilota del progetto, il materiale lessicografico raccolto è sottoposto a una triplice disamina:
- Definizione: innanzi tutto si studia il significato fornito da Valla di una data parola: nella maggior parte dei casi l’umanista spiega la parola oggetto del capitolo delle Elegantie attraverso perifrasi, o mediante l’utilizzo di un sinonimo, oppure gruppi di sinonimi; in alcuni casi – più complessi – il significato preciso attribuito dall’autore alla parola deve essere ricavato dall’analisi delle citazioni che Valla fornisce. L’interpretazione delle riflessioni valliane, spesso poco o per nulla definitorie, è il primo problema da affrontare in un lavoro di questo tipo.
- Frequenza: utilizzando l’index verborum dell’autore allestito e fornito dall’équipe che lavora all’Edizione Nazionale delle opere di Lorenzo Valla (che ha pure fornito un testo criticamente fondato delle Elegantie), nelle schede si dà poi conto della frequenza d’uso del lemma nelle opere valliane. In questo modo si tenta di comprendere se Valla mise effettivamente in pratica l’insegnamento delle Elegantie e in che misura; oppure se nell’uso si discostò da quanto teorizzato. In questo modo, il vocabolario fornirà anche materiale per riflettere sul latino impiegato da Valla.
- Corrispondenze: infine, si cerca di osservare la parola nel tempo: si segnalano le riflessioni sul lessema di autori e grammatici precedenti, a partire da Gellio, Macrobio, Nonio Marcello, per arrivare ai grammatici tardo-antichi (Probo, Donato, Servio e Prisciano, in primis) e, poi, medievali, guardando in particolare a Isidoro di Siviglia, Uguccione da Pisa, Giovanni Balbi, Eberardo di Béthune, Alexander de Villa Dei, Papias, ossia soprattutto i grandi compilatori di opere lessicografiche o grammaticali, tutti ben noti a Valla, che contro di loro si scaglia a più riprese. Laddove il raffronto è possibile, la riflessione valliana è confrontata con quella di altri autori contemporanei, in particolare con grammatici, come Guarino Veronese (guardando ai Carmina differentialia), e con gli autori di cui lo stesso Valla contrasta ripetutamente gli usi linguistici (ad esempio, Bartolomeo Facio, Antonio da Rho, Poggio Bracciolini). L’area è suddivisa in Latino classico e tardo-antico; Latino medievale; Latino umanistico.
- Laddove necessaria, è presente una nota critica che chiarisce la riflessione valliana sul lemma; offre osservazioni storico-linguistiche ed eventuali altri approfondimenti.
È in corso di allestimento anche un Indice delle fonti citate nelle Elegantie
Note
[1] M. Regoliosi, Le «Elegantie» del Valla come ‘grammatica’ antinormativa, in «Studi di grammatica italiana», 19, 2000, pp. 315-336.